Una bella giornata sulla bici, di quelle da ricordare:
Partenza all’alba, dopo una notte nel piccolo e tranquillo paesetto di Celentino.
Da Passo Tonale s’inizia in discesa verso Ponte di Legno e, poi, subito su, verso il mito del Gavia.
La giornata è spettacolare e il sole splendente, ma c’è spesso un freddo venticello a rinfrescarci, tant’è che sul passo, verso le 10.00, la temperatura è di 5° C.
Nuova lunga discesa verso S.Caterina Valfurva e poi Bormio, passando dai 5 ai 31° C.
Da lì, il primo programma prevedeva l’accoppiata Gavia + Stelvio, ma le esigenze logistiche, una volta scesi a Prato allo Stelvio, imponevano molti km per chiudere l’anello oppure l’utilizzo di treno con trasporto bici, che diventava complicato per un gruppo di 9 persone… nel dubbio e nell’incertezza, si è preferito chiudere verso sud-ovest affrontando il Mortirolo per chiudere il giro.
Comunque non banale: sempre 120 km circa e con le pendenze note del Mortirolo, affrontato nell’orario peggiore del dopo-pranzo, per quanto riguarda il caldo.
Tutto bene comunque!
Il Gavia era l’obiettivo primario
Lo richiedeva la storia del ciclismo sul Gavia.
Lo richiedevano i ricordi da bambino di una strada in buona parte bianca, affrontata con mia sorella a bordo dell’Alfa Giulia bianca guidata da nostra madre al seguito di papà e dell’amico Francesco. Che, loro sì, partirono da casa, da Vicenza, direttamente in bici verso Passo Gavia, senza risparmiare nemmeno la loro sfida personale lungo i tornanti in salita. In quell’occasione, fece più fatica la nostra auto, che quasi ci lasciava in panne lungo il serpeggiare stretto e strapiombante di quel “sentiero” che saliva. Oppure noi bambini, che, affamati/assetati nel deserto dei quasi 3000 metri di quota, trovammo ristoro in un po’ di latte appena munto, dal sapore intenso di selvatico, di erba e di gentilezza; quella del malgaro che ce l’offriva (🤔o forse questa era un’altra storia, dell’anno precedente? 😊).
Dopo la discesa ci si fermò a campeggiare per la notte. Il giorno dopo, era l’ora dello Stelvio per i nostri ciclisti.
Ma un’altra storia, legata al Gavia, mi torna alla mente
Giacomo Albiero fu il mio terzo maestro di alpinismo (il primo, introduttivo, naturalmente fu mio padre, mentre il secondo fu il mitico Gino Soldà).
Di certo per Giacomo l’andare in bici non era una passione primaria, ma un fondamentale mezzo.
Ebbene, egli raccontava di quella volta che partì in bici da Montecchio Maggiore, in piena notte, per raggiungere Trafoi, col suo zaino carico d’attrezzatura, per poi affrontare la scalata dell’Ortles.
Una volta sceso dalla cima tornò subito a casa transitando per Stelvio, Gavia e Tonale!
Era la via più breve!
Nessun dubbio o incertezze per lui riguardo orari, km o eventuale utilizzo del treno!
Passi alpini e montagne, raccolgono e conservano per noi ricordi, imprese, eroi assoluti e miti personali…
Bellissimo racconto di esperienze passate vissute insieme. Grazie per i tuoi ricordi.