Figli d’arte (figli di papà o cocchi di mamma?)

Federica Del Buono con la madre, Rossella Gramola (foto archivio AV)

Molti sono i casi di figli d’arte nello sport: Cagnotto, Maldini, Conti, Mazzola… Ma se quelli del calcio, più noti, derivano anche da un ambiente favorevole, altri casi negli sport di resistenza appaiono più “genetici”.

La linea materna

Dorio e Gramola (foto by Rossella da Amici Dell’Atletica)

Due casi, qui vicini, poco tempo fa Anna Chiara Spigarolo (figlia di Gabriella Dorio) e, ora, Federica Del Buono (figlia di Rossella Gramola), mi portano a sottolineare la “linea materna”.
Ben lo sanno gli allevatori di cavalli purosangue e trottatori che la linea materna è molto importante per le discipline agonistiche di resistenza.
Noi non facciamo (non ancora almeno) calcoli genetici per riprodurci, però le regole sono le stesse: dalla madre ereditiamo i mitocondri. Non solo il numero, ma anche il DNA mitocondriale, che contiene informazioni fondamentali per le attività proprie del mitocondrio.
I mitocondri sono piccoli organuli cellulari e le loro funzioni sono quelle di produrre energia (ATP) a partire da ossigeno, carboidrati e grassi.
Il DNA mitocondriale (mtDNA) è diverso dal DNA contenuto nel nucleo delle cellule per una diversa struttura molecolare e per un’ereditarietà materna (mentre quello nucleare deriva dalla fusione di quello di entrambi i genitori).
Esiste una correlazione tra il VO2 Max delle madri e quello dei figli. La capacità massima di consumare ossigeno e quindi le qualità di resistenza della madre sembrano dunque trasmettersi ai figli.

E i padri?

Certo, poi entrano in gioco molte altre componenti e molte altre caratteristiche fisiche (ereditate magari dal padre). Non vanno dimenticati ovviamente i fattori “ambientali” quali lo stile di vita e quello alimentare e non ultimi il carattere e la parte psicologica dell’atleta. Infine, chiaramente, servono allenamenti e stimoli mirati.
Alla fine, ogni minima miglioria contribuisce a far emergere le caratteristiche genetiche, che, pur essendo la componente maggiore e fondamentale, da sole rimangono… “dormienti”.
Dal padre oltre ai geni (seppur mescolati con quelli della madre) è facile assorbire carattere, grinta, attaccamento allo sport, spirito agonistico, tenacia e volontà. Questo perché i maschi, per motivi fisiologici/ormonali, generalmente sviluppano meglio in sé queste componenti (endogene) che poi possono essere trasmesse ai figli tramite condizionamenti “ambientali”.

Tuttavia, tirando le somme, se consideriamo l’incertezza dei possibili condizionamenti e le innumerevoli variabilità genetiche ereditarie messe assieme dai genitori, la linea materna mitocondriale è invece una certezza e quindi, se la madre, anche non facendo alcuno sport, è in possesso di un patrimonio mitocondriale da mezzofondista, il cocco di mamma sembra essere un passo avanti rispetto ai figli di papà (si vedano anche i riferimenti di un’altra famiglia, quella di Enrico).

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2 risposte a Figli d’arte (figli di papà o cocchi di mamma?)

  1. sonia scrive:

    Tu e io… due bei miscugli, di te si sapeva….

  2. Enrico VIVIAN scrive:

    grazie per la citazione! in cinque fratelli facciamo quasi statistica …

    per quanto riguarda Federica c’è una buona sintesi (con articolo) nel post 14/01

    per Anna Chiara rimedierò …

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