Corpo & Spirito

steccato

saltare le siepi non è così banale

Corro lungo il tombolo della Giannella. Davanti a me l’Argentario si avvicina ingrandendosi. Alla corsa in progressione aggiungo una dozzina di passaggi d’ostacolo pro-3000 siepi. L’ostacolo è improvvisato da un precario steccato (quasi come 30 anni fa, nelle campagne di casa, con dei rami in equilibrio).

[Con Mariangela, un’amica dell’Emar Schio, si ripensava a quegli allenamenti giovanili: sì, a quei tempi ci allenavamo tanto, però, no, durante le vacanze si faceva… vacanza; magari solo qualche (svogliato) “richiamo”. Da adulti/amatori si rischia di fare l’opposto: se abbiamo poco tempo per lo sport, in ferie ne approfittiamo di più.]

M. Argentario. Al centro, nella foschia, il convento dei Passionisti

Mi avvicino al promontorio e scompare quel punto bianco che si stagliava nel mezzo. Un avvallamento, invisibile da lontano, sottrae alla mia vista quel convento dei Padri Passionisti.

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Laguna di Orbetello (photo by Siro)

Ci arrivo quando mancano 10 minuti alla messa. Il panorama sulla laguna di Orbetello toglie il fiato e solo il concerto a quattro delle campane mi spinge ad entrare nella chiesa in cui Papa Wojtyla improvvisò una visita di preghiera.

Convento Passionisti sull’Argentario (photo by Siro)

Piccola, con pianta a croce, è quasi piena. Mi dispongo su un ramo laterale. Davanti a me, nell’altro ramo, l’organo e, a fianco di esso, una signora, non vestita male, però con una specie di grembiule da lavoro, da massaia. E’ un po’ grezza nel muoversi e nel cantare, sebbene non si senta da qui, tra le altre, la sua voce. Si capisce, però, che è un po’ la “perpetua” di quel luogo. Dietro di lei non si può non notare una giovane, decisamente appariscente, bella, ma di quelle bellezze quasi standard da copertina, capelli neri corvini, vestito dai toni azzurri vivaci, tacchi alti… sembra stonare un po’ in quell’ambiente, ma la sua partecipazione alla celebrazione appare sincera e anche lei sembra “di casa”.

Poi il mio sguardo viene rapito, al centro, da una figura caratteriale, un viso scolpito che ricorda, tra le pieghe espressive, il volto di Aldo Fabrizi. Ah, le apparenze… sembra un semplice anziano del popolo, di quelli di una volta, chiuso nel suo paesino reale e mentale. Legge, invece, la prima lettura e, con simpatico e affascinante accento toscano, rivela sensibilità e preparazione.

Ancora una volta osservo di più e di nuovo: proprio qui, davanti a me, al centro, una donnina anziana, minuta, distinta, semplici pantaloni con sopra un cardigan a proteggere l’età da un freddo che non c’è. I capelli lisci e ben composti, scuri ma striati di grigio chiaro, ordinati, adagiati a caschetto sui suoi pensieri. Il viso magro, scavato, ma con la pelle liscia, abbronzata dal tempo più che dal sole. Mani lunghe, affusolate, da lavoratrice, ma non provate, curate… vecchia insegnante? casalinga?… Sembra un ritratto del ‘500. Non apre bocca durante le preghiere, nè canta, ma gli occhi vivaci seguono tutto. Pochi movimenti… “e ricordaTi dei nostri defunti che hai chiamato a Te da…” qui esegue un imprevisto inchino, come al centro del Credo… non serviva aprire bocca.

Al suo fianco, un’altra signora di una certa età, ma più giovane, distinta in egual modo, ma più elegante, fa da contrasto: è già un’altra generazione, i capelli sono tinti di quel grigio-azzurrognolo, a dimostrare che in realtà non sono quel che sembrano o sono quel che non sembrano, il vestito è alla moda e di occhiali ne ha due, che alterna per leggere. Sopra i capelli, quelli da sole, grandi e appariscenti. Lei segue, invece, ripetendo sottovoce tutto, come fanno in tanti, leggendo il foglietto, anticipando le parti del sacerdote.

Ma ancora… no, non altro: la donnina minuta, nella sua semplicità sottrae l’attenzione da altre osservazioni.

La funzione si conclude, riprendo a correre… tutti riprendono a correre…

…alcuni veloci, alcuni molto più lentamente.

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