Il titolo potrebbe anche essere letto col punto di domanda. Spesso infatti gli allenatori, che ancora si dilettano (ostinano?) a gareggiare, si trovano a sacrificare la propria preparazione a vantaggio dei propri atleti, ritagliandosi improbabili e improvvisati momenti per sé.
E allora quando e come allenarsi?
Il primo allenatore non si scorda mai, nel bene e nel male
Un po’ perché è il primo che crede in noi, poi perché è quello che ci fa crescere, quello che cresce con noi e quello che ci accompagna ai primi risultati… a volte severo… in pratica, una specie di padre. Ed in alcuni casi, come nel mio, padre lo è veramente.
Dopo essere stato allenato da lui, ho avuto periodi in cui a mio padre Ampelio si affiancavano varie figure delle mie squadre (Emar Schio, Fiamma Padova, Fiamma Veneto, CUS Padova per i campionati universitari …), con vari consigli e suggerimenti.
Allenatori un po’ si nasce e un po’ si diventa
Diventare allenatori è un percorso, non obbligato, che molti atleti si trovano a fare presto o tardi. Molto presto nel mio caso, perché quasi da subito affiancai mio padre già presso l’Emar Schio e la Pol. Juventina Bertesina poi.
Allenatori di sé stessi
Dopo alcuni malanni tendinei e i primi cali di prestazioni ho fatto, quindi, come fanno tanti atleti: allenarsi da soli, forti di una esperienza non indifferente e di una certa presunzione, indubbiamente giustificabile dal punto precedente, ma anche rischiosa. Ci manca infatti la visione esterna (anche se quasi sempre ne siamo consapevoli).
Poi, come si diceva, ci si sacrifica: in palestra faccio fare, ma io spesso non faccio quasi nulla (anzi rischio di farmi male, dimostrando a freddo). Nelle sedute di corsa magari accompagno, ma a ritmi per me non allenanti. Oppure, nel caso di atleti forti, non accompagno affatto, perché, come si dice, l’allievo supera di troppo il maestro.
Affidarsi ad altri: Pizzolato ad esempio
La consapevolezza di non essere sufficiente a me stesso mi aiuta a rimanere a galla e a ricordarmi del mio allenamento. E così ogni tanto riesco a mettere per un po’ da parte tutto, conoscenze ed esperienze comprese, per affidarmi ad altri esperti come i Pizzolato. Sì, perché oltre ad Orlando, che non dovrebbe richiedere presentazioni, c’è sua moglie Ilaria, perfetto completamento della coppia.
Quando Orlando vinceva a New York io ero ancora nelle categorie giovanili dove mi facevo notare in pista sui 1500/2000/3000 siepi.
Ma l’ho, da allora, tenuto in osservazione, seguito nelle sue evoluzioni e proposte ed ora, finalmente ho provato un suo stage.
Rispetto a quelli di 7 giorni, quelli di 3, come lo stage appena concluso a Peschiera, hanno alcuni vantaggi: sono meno difficili da programmare per conciliare i propri impegni personali e lavorativi; sono chiaramente meno costosi; ci si sposta più facilmente senza famiglia e “fanno gruppo”. Uno stage di 7 giorni, infatti, diventa una vera vacanza, si riescono certamente a fare molte più cose, ma l’occasione spinge molti ad approfittare della durata e dei bei luoghi prescelti per portare con sé la famiglia. Cosa bellissima, ovviamente, che, però, non facilita l’affiatamento del gruppo degli atleti, che nei 3 giorni, invece, si compatta con maggiori confronti e interazioni.
I miei 3 giorni
Al ritrovo i Pizzolato sono lì ad accogliere tutti di persona presso il Golf Resort di Peschiera (un grande complesso utilizzato anche dalla squadra di calcio del Chievo). E fin da subito ti riconoscono e ti chiamano per nome… un bel segno.
L’inizio è impegnativo: si va in pista per il Test di Conconi, o meglio Test di valutazione aerobica assoluta. Orlando minimizza: “non c’è da preoccuparsi, è come un’analisi del sangue: non è che si deve essere preparati, che si deve studiare… basta presentarsi e lasciarsi analizzare”.
Capisco bene le perplessità residue dei neofiti che rimangono comunque agitati e per i quali il test forse non darà informazioni molto veritiere.
Tutti si concentrano nel proprio gruppetto per tenere il passo mentre Orlando e Ilaria danno indicazioni ad intervalli regolari. Io cedo per ultimo, segno di buona forma fisica, non però necessariamente migliore di chi si è fermato prima.
Il tutto va infatti calcolato e rapportato col recupero e col differenziale di velocità espresso in una prova secca sui 200 metri.
A questa tutti partecipano con maggior rilassatezza (semmai io mi tengo più legato temendo qualche infortunio muscolare)
Molto utili infine le riprese video, sapientemente eseguite da Ilaria e analizzate poi pubblicamente da Orlando nel pomeriggio. C’è anche da ridere a rivedersi, ma non troppo, perché ce n’è per tutti: e se la tecnica risulta perfetta si va ad analizzare l’abbigliamento, le scarpe e i calzetti… così in molti si scoprono “appartenenti” alla tribù keniana Kalenji.
Cose già vissute, per chi, come me, è cresciuto a pane e sport (o, d’inverno, a pane e sciolina):
specie tra istruttori di sci, infatti, si analizzano spesso immagini video e si fanno test e prove simili.
Ma, come ai ritiri FIDAL, anche presso la Scuola Nazionale di Alpinismo e Scialpinismo del CAI si cerca di fare di tutto e di più, finendo a tarda sera con lunghi e stressanti dopocena.
Qui invece dopo la sfaticata si pranza assieme, poi si può fare la pennichella e/o godere delle varie zone benessere ed infine si fa un solo scorrevolissimo incontro tecnico/teorico, un paio d’ore prima di cena. [mie considerazioni diverse, legate a questo stage, dovrebbero comparire nel blog di Enrico Vivian]
Il secondo giorno prevede una seduta libera di Corsa Lunga.
La partenza è in gruppo procedendo lungo la bella ciclabile del Mincio. Poi si formano, in modo assolutamente simpatico e naturale, piccole pattuglie. Per me si profila una mezza maratona: 21 km corsi chiacchierando in 1h38’. Fine mattinata con lezione di stretching per tutti.
Poi nel pomeriggio, come il giorno precedente, il piacevole e per nulla noioso incontro tecnico/teorico, col brivido della consegna delle “pagelle” (valutazioni e proiezioni in base ai test fatti).
Per me quattro giudizi: “molto buono”, “molto buono”, “ottimo” e “buono”.
Il terzo giorno è un “gioco”. Un fartlek impegnativo e distensivo al tempo stesso prima del pranzo e dei saluti finali.
Come ha detto un’altra partecipante: l’umiltà e la passione per ciò che fanno Orlando e Ilaria, fanno senz’altro la differenza!
Ora spetta a me continuare ad allenare bene l’allenatore. Orlando lo incontrerò forse a Venezia oppure direttamente a New York, dove dovrei in qualche modo cercare di confermare i potenziali dimostrati (fatto salvo qualche minuto di abbuono per l’indice di scorrevolezza 5).
che dire? Grazie delle belle parole verso di noi, ma grazie soprattutto di essere venuto allo stage. Quando l’esperto non si ferma alle proprie conoscenze ma è pronto ad imparare, dimostra non sono umiltà e passione, ma anche grande apertura mentale e soprattutto forte personalità. Grazie ancora.
c’è già la controfirma di Ilaria … che vuoi di più?
porta un po’ di pazienza e riorganizzo il materiale nel blog … anche la foto di Caorle 1987 … sono stato lasciato a casa!
e dopo tutto questo la sorella si è concessa un tempaccio (per la sua condizione) sulla 30 trentina!!!!! Per me una super soddisfazione che so condivisa!
Bei tempi quando nei raduni giovanili ogni allenamento si trasformava in gara senza il pettorale ma sempre con una classifica.
Molto meglio adesso quando ti godi dei momenti per sentirti meglio e magari migliorare il proprio personale.
Matteo
Proprio vero, Matteo, anche se adesso si deve partire da record azzerati o su gare nuove… i tempi di un tempo son lontanucci.
Ciao Siro ,
ho visto questo tuo sito ed ora ho capito il perchè hai “tirato” così bene nel test di Conconi a Peschiera . Io ero nel tuo gruppo in pista a Valeggio sm e pur senza nessuna esperienza in pista , le volte che ci sono stato in vita mia si possono contare sulle dita di una mano , ho fatto un buon risultato grazie anche a te che hai tirato nel modo giusto .
Ci ho preso gusto e sabato andrò a Belluno a fare una frazione dell 24 ore di San Martino .
Il problema sarà rispettare la tabella delle previsioni agonistiche che mi ha dato Orlando , per uno come me abituato a correre su per le montagne . In ogni saso ci proverò .
Complimenti ancora per la tua attività sportiva .
Saluti Paolo
Troppo gentile, grazie.
Buona gara a Belluno, bei ricordi, ho fatto la 24 ore di san Martino durante il servizio di leva: bella atmosfera.