Oramai molti possiedono il cardiofrequenzimetro, ma ancora pochi lo sanno usare bene. Tra i rischi più frequenti quello di usarlo in modo errato e controproducente oppure, pur usandolo bene, di diventarne schiavi… e anche questo, alla lunga, può essere deleterio.
Per partire semplicemente si dovrebbe almeno conoscere la propria FCmax. In precedente articolo si spiegava di come il battito cardiaco sia individuale e soggettivo e di come misurare la frequenza a riposo.
Per quella massima è più complesso e, specie per gli sportivi, è troppo approssimativo basarsi sul classico calcolo generico “220 meno l’età”. E’ quindi necessario fare un test massimale preceduto da un buon riscaldamento di almeno 15’, un po’ di stretching e 4-5 allunghi su 80-100 metri (a ritmo gara) correndo piano nel recupero tra un allungo e l’altro. Questo ci consente di partire pronti, con un cuore già a buon regime, evitando così di subire la partenza con precoce accumulo di acido lattico. Per lo stesso motivo non si deve partire forte ma dosare lo sforzo.
Il test, svolto preferibilmente in pista e con ideali condizioni soggettive e ambientali, consiste in una prova di 2 km., corsi al massimo del proprio potenziale, senza esagerare, come detto, all’inizio ma riservando piuttosto energia per correre al massimo gli ultimi 20-30 secondi, quando dovrebbe essere raggiunta appunto la FCmax. E corso in gruppo, con un po’ d’agonismo, il test risulta più realistico.
Il valore ricavato servirà poi per calcolare in percentuale i valori da tenere durante i vari tipi di allenamento (es. CL 80-85%, CM 90%…). Anche questi però possono avere delle variazioni soggettive che vanno considerate con l’aiuto di un bravo tecnico.