Siamo sul ciglio dell’oceano, nell’oscurità di un mezzogiorno invernale artico… ecco all’improvviso uno “sbuffo” d’acqua…
Siamo a caccia di balene, una caccia “buona”.
Osserviamo quel che l’inverno artico ci offre: megattere, forse orche… gabbiani sicuramente!
Gli “sbuffi” richiamano gli sguardi come i lampi durante i temporali; poco dopo ecco il dorso… i dorsi! Due “humpback whale” (Megaptera novaeangliae), madre e figlio, pronte a partire per una “crociera” verso i mari caraibici.
Il cucciolo (si fa per dire… 30 tonellate!) rimane con la madre per 1 anno e mezzo circa: farà due viaggi ai caraibi. La seconda volta lascierà la madre per vivere la sua vita.
Dopo i dorsi emergono le code che poi con eleganza rientrano nel gelido blu del mar di Norvegia, tra Gåsvær, Måsvik, (Molvik?), Risøya, Lingøy and Musvaer.
La parte inferiore delle code è per le balene una sorta di impronta digitale: le colorazioni a macchie consentono di individuare in modo univoco i vari esemplari. Nonostante l’oscurità e la variabile qualità, da bravo biologo, contribuisco anche con le mie foto al North Norwegian Humpback Whale Catalogue.
Per un paio d’ore sono almeno quattro gli esemplari ai quali giriamo attorno (o sono loro che girano attorno a noi?), probabilmente due coppie madre/cucciolo.
Per una volta un individuo ci mostra l’intera testa, uscendo dall’acqua per una elegante danza. Troppo lontano, buio e mosso per un bel ricordo fotografico:
Son quasi le 14.00 e… “si fa scuro”. Per la notte ci attendono le slitte degli Alaskan Husky con un paio di deboli aurore boreali a far da cornice.