26 dicembre 2012 – l’occasione è da non perdere anche se in questi giorni c’è sempre da fare, specie con famiglia e bambini piccoli, che vogliono godere del vero clima natalizio che ancora si respira in qualche casa, specie in quelle di origine contadina o montanara…
Quest’anno i podisti fulminei hanno concentrato la loro beneficienza annuale verso la Città della Speranza e l’Ambulatorio Autismo di Thiene, due realtà a me vicine per diversi aspetti.
Eccomi allora via.
I podisti rimangono podisti anche quando corrono col cuore, quindi la gara è gara, la sfida è sfida… non si può chiedere di correre piano, di fare una marcia domenicale, però lo spirito è diverso:
- se non ci fosse stato il giro di ricognizione in molti sarebbero partiti senza riscaldamento
- il mio cronometro/gps per quest’occasione era quello che vedete in alto: un umilissimo orologio con lancette, perché qui si corre forte ma non ha senso la classifica, non hanno senso i km fatti, né il tempo impiegato (e chi non l’ha capito… )
- perché allora non fare una partenza libera?… no, dice mia sorella, perché la partenza assieme ha proprio il significato che si sta facendo qualcosa assieme.
Il mio scopo era esserci e, poi, doppiare mia sorella, non per umiliarla, ma per correre con lei un giro in più (Sonia, podista diabetica insulino-dipendente, è lei quella forte!)
E, dato che lo spirito era la solidarietà, non ci ho pensato due volte a fermarmi quando il fulmineo Giacomo Rosa, a metà gara, è scivolato rovinosamente a terra (Giacomo come va il braccio?). In una gara vera ci penserebbe l’organizzazione, qui spetta a noi: qualcuno ha tirato dritto (non gliene faccio una colpa, non serviva fermarsi in 20), ma con me altri bravi podisti si son fermati. Poi, constatata la situazione, … si va!
bella la tua interpretazione di gara!
Almeno per questa gara! Visto com’è stata pensata e gestita! Confermo, per me la partenza in linea da un brivido in più a chi crede nelle cose fatte insieme! Altrimenti tutto si trasforma nella solita passeggiata-chiacchierata domenicale, si parte quando si vuole, si arriva, si va via dopo aver raccolto il giornale e niente di più! A me lo speaker che da il via ad una gara di beneficienza, dove il ristoro è acqua e il buffet finale è fatto con i nostri contributi… beh… trasforma il tutto in una cosa speciale! Mi ricorda tanto la “C’ero anche io” organizzata dalla scuola elementare per dare la possibilità ad un nostro compagno di avvrontare le cure necessarie per una malattia renale, ho ancora il cartellino di partecipazione disegnato da noi bambini e se ce l’ho ancora qualcosa significa!
Siro come ti sarai accorto non sono un frequentatore abituale di blog, sono entrato qui per caso, ma ne approfitto per ringraziare te e tutti quelli che mi hanno dato una mano subito dopo la scivolata. più che braccio e mano, che mi duole ancora è la costola che ho schiacciato,quando sono caduto, sul garmin che avevo al polso. La tecnologia può davvero fare male! credo che sopravviverò. Grazie di nuovo e a presto