Dopo il primo “Buon sangue non mente“, osservo ora, verso il basso, le nuove generazioni. Non, stavolta, per parlare di cuore o valori del sangue, ma di altre caratteristiche “ereditarie”.
Da genitori, si spera sempre di non commettere errori, di non forzare, di non spostare sui propri figli necessità o rimpianti personali. Premesso questo, è altrettanto naturale, comunque, che ci siano indoli simili, attaccamento e identificazioni parentali, trasmessi parte per via genetica, parte per imprinting ambientale, nel fisico, nell’approcio sportivo e altro ancora.
E così, dopo aver letto un post dell’amico Enrico, mi ritrovavo ad osservare mia figlia Elena mentre mi cronometrava i passaggi durante il mio ultimo test dei 7 minuti in pista.
Elena (10) è da sempre competitiva in tutto, però con non troppe doti fisiche naturali; almeno per la corsa, perché nel nuoto, invece, rivela un’ottima attitudine e una splendida schiena da campionessa. Viceversa, Benedetta Nilva (8) non s’interessa minimamente di sfidare qualcuno, ma è maggiormente e più universalmente dotata. Dovrebbero mescolare i propri talenti oppure, come, infatti, sta avvenendo, sviluppare un po’ alla volta ciò che manca a ciascuna.
Ormai per tradizione, le accompagno ad un paio di minipodistiche, a Mistrorighi e a Chiampo (Memorial Allegri), dove, in modo molto ludico, possono sfogarsi a “chi arriva prima”, ciascuna nella propria categoria.
Elena dà sempre il massimo, ma, com’è naturale per chi ha la sua indole, fatica molto ad accontentarsi di un piazzamento o della semplice partecipazione.
Benedetta, non ha interesse a competere, però, anni fa, alla sua seconda garetta, era contentissima per essere arrivata prima… ma in realtà era solo “prima” dell’ultima, in quanto tutte le altre erano così avanti che non si vedevano più. Prima, pertanto… delle due rimaste indietro! Quest’anno, a Mistrorighi, mi ha, invece, sorpreso, correndo in modo esemplare con una tattica da professionista e stravincendo pur senza avere l’interesse, né quella forte motivazione agonistica che possiede la sorella.
In attesa di crescere e scoprire se anche per loro ci sarà… da correre, si dilettano, la prima, sfogando la sua fisicità nel calcio e, la seconda, la sua vena artistica nella danza.
Possiedono comunque entrambe la sensibilità artistica della nonna Nilva, di cui una porta i lineamenti del viso e l’altra porta il nome:
piegano origami, duettano al pianoforte (meglio dei genitori, musicisti scadenti… o scaduti), scrivono storie e poesie con sorprendente bravura (per l’età), fantasia ed eleganza. Benedetta disegna con doti sopra la media, mentre Elena, lettrice accanita, sviluppa profonda sensibilità e occhio da autrice, regista e sceneggatrice. E qui si nota anche la mentalità scientifica, artistica e letteraria da parte di mamma, finalista al Campiellino.
Ma queste sono solo cose che fanno… in verità, apprezzo molto di più quello che sono!
P.S. Ci sarebbe anche da dire, però, che durante la Rappresentazione Sacra, aiutavano Pilato a lavarsi le mani, mentre io (interpretando Gesù) venivo condannato… umhhh!?
bellissime!!!! E brave! ma io, si sa, sono di parte! Le ho apprezzate molto nella Sacra Rappresentazione 🙂
e apprezzo Siro che sa aprezzare le persone che lo circondano , sempre, per ciò che sono, con pregi e difetti
fare un figlio no.
Una delle più grandi lezioni della vita è imparare ad accogliere e a essere grati per ciò che ci viene donato, invece di rimpiangere e lamentarsi per ciò che non si è riusciti ad avere. E un figlio – magari alto come lo si vuole, atletico come lo si desidera, e a cui piaccia ciò che piace a noi – proprio non lo si può “programmare” a piacimento…
Mi ricordo Mistrorighi con nicolò che arrivo 3 erono tutti li con benedetta con la coppetta.
Chissà se faremo ancora.