Certo, il piacere di stare a tavola è uno degli aspetti più importanti che ha assunto nel tempo l’alimentazione ed è giusto quindi valorizzarne le componenti sociali e psicologiche. Ma dobbiamo puntare soprattutto ad una “cultura del cibo”, piuttosto che al “culto del cibo”.
E l’alimentazione deve andare di pari passo con il “consumo” di quel che mangiamo.
La vita sta diventando sempre più sedentaria, grazie a sempre nuove tecnologie e nuovi stili tendenti al benessere civile e sociale, che però non sempre coincide col benessere fisico. Pensate pure a certe banalità, ma sono proprio queste che a lungo andare e sommandosi incidono sul nostro metabolismo e sul nostro aspetto fisico più o meno longilineo o più o meno rotondeggiante:
ascensori al posto delle scale, telecomandi per ogni apparecchiatura anziché brevi spostamenti dal divano alla tivù, lavastoviglie, asciugatrici, auto per nemmeno 1 km anziché bici o passeggiate.
Per carità, sia ben chiaro, tutte cose positive, ma dobbiamo essere consapevoli che con queste comodità ci muoviamo meno.
E, tornando al cibo, che dire della frutta secca già sgusciata e pelata? Attenzione! Innanzitutto spinge a mangiarne di più e poi elimina quel minimo dispendio energetico manuale, portando anche via parte dell’aspetto sociale di chiacchierare nel dopocena schiacciando noci o sbucciando bagigi. Viviamo bene quindi, senza però cercare comodità superflue. Non per niente, nel linguaggio comune, “sportività” assume l’accezione di lealtà, correttezza, serietà, rispetto… innanzitutto di noi stessi e del nostro corpo.