Ieri sera febbre, quasi 38, ma oggi devo lavorare: un gruppo di ragazzi mi attende a Tonezza per un’escursione guidata.
Il meteo prevede… bruttissimo e già prima di uscire dalla Valdastico si rinvia l’eventuale percorso al pomeriggio.
Di fatto, mentre salgo, il tempo migliora e le nubi si aprono. Poco male, ecco che in attesa del pomeriggio riparo organizzandomi per un mio Bio-Fartlek o, meglio, dato il sentiero montano impegnativo, per un Trail-ambientale. Mi avvicino in auto alla cima del monte Cimone e via di corsa. Il cielo azzurro si richiude, però, in un grigio carico e alcuni rumori cupi ricordano le previsioni meteo. In breve ranggiungo l’ossario e, rallentando solo un po’, osservo il panorama, più terso che mai grazie al tempo e all’aria fredda che soffia sulle cime. Imbocco subito il sentierino in discesa verso la galleria di Quota Neutra (20 minuti dice il segnavie del CAI) mentre cadono i primi goccioloni. Sono, però, già nel bosco e ormai della pioggia si sente solo il rumore… tra i fitti faggi ben poche gocce riescono a filtrare. Raggiugno l’avanposto Austro-Ungarico: dentro e fuori dai cunicoli per un sopralluogo di corsa e poi nuovamente giù.
Il tempo di percorrenza della corsa in discesa su sentieri stretti, ripidi e bagnati non è molto inferiore alla camminata (in salita di certo il delta è molto più ampio). Eccomi ad una galleria d’osservazione: un paio di tunnel a mezzo anello in leggera salita che entrano e riescono dalla parete rocciosa, affacciandosi sul precipizio verso Arsiero, di fronte al Priaforà. Entro di corsa e di corsa ne esco, ma ecco che con uno scarto improvviso qualcosa si muove verso l’uscita: solo due passi improvvisi e poi si ferma. E’ un camoscio al riparo dal temporale (che fa sentire i primi forti tuoni). Colto di sorpresa dal mio procedere veloce ha fatto un balzo verso l’uscita, ma poi si è fermato ed io con lui. Ci guardiamo negli occhi, lì a 3 metri l’uno dall’altro, quasi a domandarci: “anche tu qui?” oppure “cosa ci fai qui con questo tempo?”. E stavolta non penso nemmeno di tirar fuori il cellulare per una foto, come fatto (spesso invano) in altri numerosi incontri ravvicinati. E sì che rimaniamo lì immobili per 5-6 interminabili secondi e poi per altri 3-4 secondi in cui io faccio qualche passo in avanti… stavolta preferisco godermi il momento. Poi, infranta la distanza di sicurezza, con due balzi lui sparisce nel ripido sottobosco.
La foto ce l’ho nella mia mente ben più nitida di questa ricostruzione grafica (per la verità molto verosimile; la galleria è quella):
Rientro sul sentiero e raggiungo anch’io il mio riparo: la galleria di Quota Neutra. Una galleria molto lunga e articolata che scende di quota per molti piani con ripidi gradoni rocciosi. Un’opera militare spettacolare. Fuori diluvia… dopo pochi metri sono nell’oscurità e nel silenzio, si sentono appena solo i tuoni più potenti e non si può non immaginare quel budello roccioso popolato di uomini valorosi la cui condizione disagiata dipendeva da “ordini superiori”.
Raggiunta la base risalgo di corsa; ho pure il pensiero della febbre, anch’essa in risalita.
Uscendo dal bosco ho la reale percezione di quanto piove. Percezione confermata da un tratto di sentiero, davanti all’ossario, completamente sommerso, per il quale rispolvero un paio di passi da siepista (qui un bell’articolo).
Poi, al riparo tra i faggi, proprio a fianco del sentiero, altri due protagonisti:
Arrivo infine all’auto, ben bagnato: di acqua e di emozioni.