Vaccinazioni

Prendendo spunto dai nuovi drammatici casi di meningite fulminante a Marola e a Vicenza oltre che in provincia di Treviso, vorrei trattare l’argomentoVaccinazioni. Lo voglio fare, in particolare, perchè dal 1° gennaio di quest’anno nel Veneto è stata eliminata l’obbligatorietà dei vaccini ”obbligatori”, fatto questo rischioso dal punto di vista della salute pubblica e dei criteri di base della Medicina Preventiva e dell’Igiene di Popolazione.

Il 10/02/2006 a Verona la Regione Veneto annunciava la valutazione di un iter istituzionale per la sospensione dell’obbligo vaccinale.
L’idea era quella di non smantellare l’esistente, ma di affrontare con prudenza e sperimentazioni controllate il divario tra le vaccinazioni obbligatorie e le raccomandate in un nuovo percorso che consentisse scelte più condivise e consapevoli tra SSN e genitori.
Come spiegava l’assessore regionale alle politiche sanitarie Flavio Tosi “In Veneto esistono le condizioni per avviare un percorso verso la sospensione dell’obbligo alla vaccinazione, una pratica in vigore solo in Italia, Portogallo e Grecia e che comunque, per la normativa dell’Unione Europea, dovrebbe in ogni caso cessare entro il 2010. Qui in Veneto c’e’ una popolazione che sa scegliere e dei pediatri di libera scelta che sanno informare bene. L’obbligo vaccinale cosi com’è oggi rischia di dare al cittadino un messaggio sbagliato, che cioè la vaccinazione obbligatoria sia sempre più importante di quella consigliata, mentre spesso è vero il contrario. Se questa proposta sarà accolta, andremo verso una scelta piu’ libera, piu’ informata, piu’ consapevole, che portera’ ad avere meno contrasti e garantirà comunque una copertura vaccinale altissima”.

Questa in sostanza la deduzione che è stata fatta:

In Veneto cadrà l’obbligo dei vaccini. Non succederà nulla di strano. Se cadesse l’obbligo scolastico i bambini non andrebbero più a scuola? C’è stato un tempo in cui la scuola è diventata obbligatoria: era il tempo in cui il lavoro minorile era importante (per la sopravvivenza della economia familiare), in cui leggere e scrivere non era indispensabile (per la famiglia povera); a quel tempo anche la morte di un bambino (si, perché di tetano, di difterite, di vaiolo, si moriva) aveva un peso relativo. Adesso, proprio nel Veneto, la copertura vaccinale per malattie molto meno gravi della difterite e del tetano e della polio, come il morbillo e la pertosse, è superiore al 90%, e queste vaccinazioni non sono mai state obbligatorie. Non solo, ma la corsa alla vaccinazione per malattie molto rare (20-30 casi per 100.000 nati) come la meningite pneumococcica e la meningite da emofilo dell’influenza, raccoglie moltissimi consensi spontanei, e quella, quasi inutile, contro l’influenza è largamente accettata, sebbene pochi pediatri la raccomandino. La ricerca della sicurezza per il figlio (o lo scrupolo per non cercarla abbastanza) rappresentano uno stimolo naturale e fortissimo a cercare il vaccino. è possibile che la stessa abolizione della obbligatorietà abbia un effetto rilassante anche per i bastian contrari che facevano (e non senza qualche ragione) della lotta alla obbligatorietà vaccinale una lotta per la democrazia e la libertà di coscienza. Questa quota è comunque molto inferiore al 5% della popolazione; e anche se un 5% di bambini rimanessero non vaccinati, la immunità diffusa, chiamata anche immunità del gregge, o “herd imunization”, li proteggerebbe.

 

Il ragionamento riportato qui sopra contiene due punti deboli:

  1. Quello di puntare sul paragone con l’obbligatorietà scolastica. Esempi più calzanti potrebbero essere invece quello delle cinture di sicurezza o dell’obbligo dell’uso dell’auricolare in auto. Se non ci fossero più questi obblighi quanti rispetterebbero queste regole raccomandate?
  2. Quello di parlare di immunità diffusa. E’ un fenomeno reale e valido, ma in altri contesti e situazioni. Verissimo è invece l’effetto contrario, che cioè anche un solo non-vaccinato crea un punto vulnerabile nel sistema che favorisce il mantenimento o il ritorno della malattia o dell’infezione.

 

Ad ogni modo erano già presenti molti spunti/punti di partenza per l’idea di eliminare l’obbligatorietà vaccinale:

Allo stato dell’arte in Regione Veneto, trascorsi 12 mesi d’applicazione del nuovo Piano Calendario Vaccini, la Pediatria di famiglia giudica i genitori pronti per la caduta dell’obbligo vaccinale in quanto più consapevoli e determinati nel proteggere i figli con armi di prevenzione in forte progresso di sicurezza ed efficacia come i Vaccini,

  • Il SSN deve investire nelle comunicazioni sui vaccini tra gli operatori di diverse aree (SIPS,PDF,MMG)
  • Gli operatori devono sentire come centrale il ruolo di comunicatori “omogenei” verso i cittadini
  • I cittadini e le loro organizzazioni devono diventare parte attiva del SSN, assumere responsabilità, non sentirsi solo portatori di diritti
  • Ruolo corretto dei Mass Media come strumento “mediato ” di comunicazione “ufficiale” del SSN.
  1. Il futuro dei vaccini dipende dalla capacità del SSN nel convincere la popolazione che essi garantiscono alte protezioni con enormi vantaggi di salute contro minimi rischi.
  2. La purificazione degli antigeni senza perdite di potere immunogeno e i vaccini combinati hanno portato a successi prima impensabili.
  3. Malattie importanti come Pertosse ed Hib invasivo, hanno raggiunto in Italia valide coperture solo dopo l’ingresso negli “esavalenti”
  4. Più saranno disponibili vaccini combinati, sicuri, efficaci, più alto sarà il successo sulla popolazione delle vaccinazioni come intervento primario di Sanità pubblica.

(Assael BM, Il futuro della Vaccinazione e le Vaccinazioni del futuro, il Giornale della Vaccinazione, 2005; 3: 1-3)

Il ragionamento in sé non fa una piega e può essere logico e condivisibile:
serve maggiore coscienza e consapevolezza e migliore informazione su tutti i vaccini, non solo quelli obbligatori.
Pericolosa e probabilmente azzardata, se non errata, è però la scelta di ottenere ciò togliendo l’obbligo e quindi, indirettamente, sminuendo l’importanza dei vaccini “regolamentati” fino a poco fa.
Infatti, grazie all’eliminazione della poliomelite in Europa e alla netta diminuzione dei casi di morbillo e di rosolia congenita, le persone già avvertono le malattie infettive come meno pericolose che in passato ed hanno allentato la loro attenzione nei confronti dell’importanza del vaccino. Si e’ avuto modo di verificare che quasi mezzo milione di bambini in Europa non ha una copertura vaccinale, e solo lo nel 2006 anno sono stati contati, sempre a livello continentale, cinquantamila casi di morbillo, mentre la poliomielite minaccia di ricomparire prepotentemente entro i confini dell’Unione.
In Italia 4 vaccini “erano” obbligatori (polio, difterite, tetano, epatite B), 5 da tempo raccomandati (morbillo, rosolia, parotite, pertosse, meningite B) e altri introdotti nel nuovo Piano Nazionale di vaccinazione con offerta differenziata per Regione (meningite C, varicella…). Tuttavia già c’erano dei casi regionali da non sottovalutare. Ad esempio in Alto Adige la percentuale di vaccinati e’ pericolosamente sotto la media nazionale ed e’ lontana dalla soglia indicata dall’OMS, anche per quanto riguarda le vaccinazioni obbligatorie, che dal luglio 2006 sono diventate facoltative in questa regione, così come in Toscana e in Piemonte.
La coesistenza nel nostro SSN tra vaccini obbligatori e non-obbligatori non significa che i primi siano più importanti dei secondi. Può essere quindi giusto rivedere l’obbligo di legge, ma prima dobbiamo raggiungere gli stessi obiettivi ottenuti con decenni di vaccinazione obbligatoria.
“I vaccini superano per riduzione di mortalità, migliore qualità di vita, costo-efficacia di risultato, ogni altra arma sanitaria, antibiotici compresi (solo la potabilizzazione dell’acqua vanta risultati di così alto rilievo)”

S.A. PLOTKIN, 1998

“I vaccini sono una ricchezza per le Nazioni, un risparmio per la Sanità e per le famiglie, eliminano sofferenze in primis ai bambini con vantaggi a tutta la popolazione”.

Rolf Zinckermagel, immunologo, Premio Nobel 1996 per la Medicina

Per capire l’importanza dell’argomento servirebbe un trattato

(ev. mi dilungherò se necessario in altro intervento).

Per ora mi limito a sottolineare alcuni aspetti.

 

OBIETTIVI DELLA PREVENZIONE

La prevenzione (primaria, secondaria e terziaria) ha il fine di impedire l’insorgenza e la progressione di malattie e/o infezioni. In particolare si possono distinguere, schematicamente, i seguenti obiettivi:
  • proteggere il singolo individuo da malattie e/o infezioni
  • raggiungere il controllo di malattie e/o infezioni nella popolazione
  • eliminare malattie e/o infezioni
  • eradicare malattie e/o infezioni

Questo in generale per tutte le malattie ed in particolar modo per quelle infettive (batteriche o virali).

Gli obiettivi esposti possono rappresentare traguardi da raggiungere in tappe successive in un unico programma di interventi preventivi. In pratica, però, solo per alcune malattie è possibile raggiungere tutti gli obiettivi fino all’eradicazione. Per altre malattie, le caratteristiche epidemiologiche e l’inadeguatezza dei mezzi preventivi disponibili costringono a limitare gli obiettivi.
Attenzione!
Il terzo obiettivo “eliminare” ha un significato ben particolare e ben distinto dal sucessivo “eradicare”.
Per eliminazione di una malattia deve intendersi l’assenza di nuovi casi come effetto di specifici interventi di prevenzione in una data popolazione. Nuovi casi di malattia, però, possono presentarsi se viene meno il rispetto delle norme e delle pratiche preventive. Ad esempio il tetano chirurgico, puerperale e del neonato è stato eliminato in tutti i paesi sviluppati grazie alla sistematica applicazione delle norme di asepsi e di antisepsi. Poiché, però, le spore tetaniche possono essere sempre presenti, casi di malattia possono ripresentarsi per gravi carenze nell’assistenza.
Una malattia può dirsi invece eradicata quando è stato definitivamente rimosso l’agente causale, sicché non si presentano più casi di malattia né potranno mai presentarsene in futuro.
L’unico esempio di eradicazione mondiale è costituito dal vaiolo, il cui agente eziologico, il virus del vaiolo, è definitivamente scomparso grazie al programma globale di eradicazione condotto dall’OMS dal 1967 al 1979. In conseguenza di ciò è stato possibile sospendere ogni specifica misura di prevenzione, compresa Ia vaccinazione antivaiolosa. Infatti il grande vantaggio dell’eradicazione globale è che la malattia eradicata scompare per sempre e, per conseguenza, non c’è più bisogno di alcuna misura preventiva.
L’Expanded program of immunizazion EPI promosso dall’OMS sin dal 74, poi incorporato nel programma Health for all by the year 200 voleva mettere a disposizione di tutti i bambini nel mondo la possibilità di essere vaccinati contro le 5 malattie che ancora nell’83 ne uccideva 5 milioni all’anno: difterite, pertosse, morbillo, poliomelite, tubercolosi oltre al tetano neonatale (per cui va vaccinata la madre).

INFEZIONI ERADICABILI

Diverse altre infezioni presentano caratteristiche epidemiologiche tali da poterle eradicare, dato che contro di esse esistono efficaci mezzi di prevenzione. Fra queste, in primo luogo la difterite, la poliomielite ed il morbillo. Per queste malattie esistono vaccini con elevato grado di innocuità ed efficacia, capaci di assicurare la protezione dei vaccinati per molti anni. Poiché non vi sono serbatoi animali dei rispettivi microrganismi e questi possono riprodursi esclusivamente nell’uomo, Ia creazione di uno stato di ”immunità di massa” con la vaccinazione estensiva ed il suo mantenimento per un sufficiente numero di anni porterebbe all’estinzione dei microrganismi stessi, cosi come è avvenuto per il virus del vaiolo. In effetti, come già ricordato, la difterite e la poliomielite sono (erano?) in Italia in uno stato di controllo tanto avanzato da esserne prevedibile l’eradicazione locale. Se fosse stata resa obbligatoria anche la vaccinazione contro il morbillo, il controllo dell’infezione si sarebbe ottenuto in pochi mesi e l’eradicazione in pochi anni. Ciò perché il virus del morbillo si trasmette esclusivamente per contagio interumano e non esistono portatori cronici.
Anche il virus dell’epatite B si trasmette esclusivamente da uomo a uomo, sicché l’introduzione dell’obbligo della vaccinazione di massa ne “faceva” prevedere l’eradicazione nella nostra popolazione. Questa, però, poteva essere raggiunta soltanto dopo molti decenni, giacché l’infezione può conferire lo stato di portatore cronico. Occorrerebbe, infatti, attendere l’estinzione naturale di tutti gli attuali portatori cronici.
Queste possibilità di successi sono però “andate a farsi benedire” con l’eliminazione dell’obbligo.
Ecco quanto scrive il Dott. Carlo Martines, Governatore Distretto 2960 – Italia Rotary International (testo riportato anche da Il Giornale di Vicenza – venerdì 25 gennaio 2008 speciali pag. 55)
La Regione Veneto ha deciso di non rendere più obbligatoria la vaccinazione contro la POLIOMIELITE.
Nello stesso tempo, nei primi sei mesi, terrà sotto monitoraggio la situazione, controllando quale percentuale di bambini verrà ugualmente vaccinata per decisione volontaria dei genitori, riservandosi di modificare il decreto qualora il numero dei vaccinati risultasse troppo basso.
Anche dal punto di vista scientifico mi sembra che in tutto questo ci sia una certa contraddizione e poche certezze. O il problema esiste ancora allo stato latente e allora, nel dubbio, si continua a vaccinare, oppure si è certi che l’eradicazione della POLIOMIELITE è completa e allora, senza incertezze, si comunica ai genitori che la POLIOMIELITE non esiste più. E cosi sia. Ma le cose non stanno proprio in questi termini. Sappiamo che le epidemie di polio, che fino ad alcuni decenni fa rappresentavano una costante minaccia in tutto il mondo, sono oggi controllabili grazie all’introduzione dei vaccini antipolio scoperti da Salk e Sabin. La polio, tuttavia, rappresenta ancora una seria minaccia per molte persone.
Per questo motivo il Rotary International, in collaborazione con i suoi partner globali, continua nella sua campagna di distribuzione del vaccino con l’obiettivo di debellare completamente la malattia.
Presso lo Smithsonian’s National Museum of American History è aperta una mostra permanente che racconta l’evoluzione di questa malattia e gli sforzi per eradicarla.
Tra le altre cose si può intraprendere un viaggio virtuale che si intitola “Whatever Happened to Polio?” (“Cosa è mai accaduto alla POLIOMIELITE?”).
Si viene così a conoscenza che diversi milioni di bambini rimarranno paralizzati nei prossimi 40 anni se non si riuscirà a debellare la POLIOMIELITE nel mondo. Oggi possiamo essere più che soddisfatti per i risultati raggiunti.
Dal 1988, anno in cui ha avuto inizio il progetto di eradicazione della POLIOMIELITE,
trionfi e insuccessi si sono alternati. Talvolta i progressi sono stati notevoli e in alcuni momenti si è dovuto invece far fronte a rallentamenti.
Prima della campagna per l’eradicazione della POLIOMIELITE, circa 1.000 bambini al giorno, 350.000 all’anno, erano paralizzati a causa di questa atroce malattia.
Bambini abbandonati al loro destino e spesso emarginati dalla società. Oggi, rimangono solo quattro Paesi ancora colpiti dalla POLIOMIELITE e i casi di paralisi dovuti a tale malattia sono ridotti a circa 1.000 all’anno. Abbiamo fatto grandi passi, eppure la natura del poliovirus selvaggio ci impone di non allentare il nostro impegno nemmeno per un momento, affinché tutto il nostro duro lavoro non venga vanificato.
Abbiamo due possibilità: persistere con determinazione e fede fino alla vittoria oppure perdere tutti gli investimenti e i risultati ottenuti finora.
Nella perseveranza contro la POLIOMIELITE il ROTARY INTERNATIONAL ha avuto e continua ad avere, nel mondo, dei grandi meriti, anzi i maggiori meriti. Per gli investimenti messi a disposizione dai Rotariani, due miliardi di bambini hanno ricevuto il vaccino antipolio. Il Rotary ha consentito di salvare 250.000 vite umane e di evitare che cinque milioni di bambini rimanessero disabili a causa delle POLIOMIELITE.
Il progetto del Rotary International ha preso il nome di PolioPlus, ed è considerato il più ambizioso programma della storia del Rotary e costituisce la componente di volontariato della partnership globale per l’eradicazione della polio.
Da più di 20 anni il Rotary è alla guida di questa iniziativa globale per sconfiggere la POLIOMIELITE. Oggi il progetto PolioPlus è universalmente riconosciuto come un modello di riferimento nell’ambito della cooperazione tra pubblico e privato per il perseguimento di obiettivi umanitari. Recentemente l’ex Segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan lo ha definito “un esempio perfetto di quali traguardi sia possibile raggiungere attraverso la collaborazione tra Nazioni Unite e organizzazioni non governative.” Lo sforzo globale per sconfiggere la POLIOMIELITE ha dato vita a un’iniziativa costata 5 miliardi di USD e il Rotary ha guidato l’iniziativa con un investimento di 650 milioni di USD. Poco più di un mese fa, proprio quando la Regione Veneto si accingeva a varare la non obbligatorietà della vaccinazione antipolio, la Fondazione Bill & Melinda Gates ha concesso alla Fondazione Rotary una sovvenzione paritaria con meccanismo di cofinanziamento per un importo pari a 100 milioni di USD, con un limite di tempo di tre anni, durante i quali la Fondazione Rotary raddoppierà il contributo con una propria elargizione.
Si tratta della più grande sovvenzione erogata dalla Fondazione Gates a un’organizzazione impegnata in servizi di volontariato e rappresenta una straordinaria validazione dell’approccio e del successo del programma PolioPlus.
Questa collaborazione è stata stretta in un momento critico per l’iniziativa di eradicazione della polio, che ha bisogno di ulteriori fondi per raggiungere il suo obiettivo.
Per tale motivo, l’importo iniziale di 100 milioni di USD sarà distribuito dalla Fondazione Rotary, attraverso varie sovvenzioni, all’Organizzazione Mondiale della Sanità e all’UNICEF per il sostegno diretto delle attività di immunizzazione dalla polio nel 2008.
E’ per tutti questi motivi che il Rotary si propone come interlocutore e collaboratore, con le Istituzioni, e che manifesta le proprie perplessità nei confronti di una legge regionale che non tiene in considerazione la pericolosità di una possibile trasmissione della malattia, soprattutto attraverso l’immigrazione incontrollata proveniente dai quei paesi ancora non immunizzati. L’eradicazione della POLIOMIELITE è un obiettivo sempre più a portata di mano. Tuttavia, se non ci impegniamo a raggiungere questo importante traguardo adesso, rischiamo di dover far fronte nuovamente, nellimmediato futuro, a nuove epidemie. Questa considerazione ha probabilmente ispirato altre Regioni a non allinearsi con il Veneto. L’auspicio è che la responsabilità dei genitori prevalga.

ALTRI FATTORI

Economici

Indubbiamente la distribuzione della copertura vaccinale è influenzata da fattori socio-economici: un bambino che vive in un paese industrializzato ha dieci probabilita’ in meno di morire a causa di malattie vaccinabili rispetto ad un bambino nato in un paese povero, e all’interno della stessa Europa molti gruppi sociali non vengono raggiunti dai programmi vaccinali, con il risultato che più di 30.000 bambini nell’Europa muoiono ogni anno a causa di malattie evitabili per mezzo di una semplice prevenzione.
L’Igiene e la Medicina Preventiva nei suoi vari studi epidemiologici per studiare le strategie da applicare in campo preventivo, prevederebbe le dovuteValutazioni dei Risultati tramite Indicatori dello Stato di Salute, mentre allo stesso tempo l’Economia Sanitaria dovrebbe analizzare:
  • costi ed effetti di scelte alternative
  • minimalizzazione dei costi (CMA)
  • costi-efficacia (CEA)
  • costi benefici (CBA)
  • costi utilità (CUA)
Purtroppo forse non sempre vengono seguiti i corretti e completi protocolli negli studi e magari, seguendo una “economia tradizionale”, si prende in considerazione solo l’Analisi Costi Benefici.
Non ho molti dati alla mano in campo economico, ma, ad esempio, “Igiene e Medicina Preventiva” (Barbuti et al.) riporta:
Il costo totale del programma di eradicazione del vaiolo è stato di circa 112 milioni di dollari. In compenso attualmente in tutto il mondo si risparmia un miliardo di dollari l’anno, in conseguenza del fatto che è stata abolita Ia vaccinazione antivaiolosa che prima si effettuava anche in tutti i paesi indenni, e che sono stati smobilitati tutti gli altri presidi di prevenzione e di diagnosi e cura che prima era necessario mantenere efficienti. Ma ciò che più conta è che, per la prima volta nella storia dell”umanità, l’intera popolazione mondiale è stata liberata per sempre da un flagello epidemico.
Esistono inoltre sicuramente fattori/interessi economico-commerciali che influenzano certe scelte.
Ho in mente un esempio reale, accaduto e attuale. Non ne cito i particolari in quanto non ho dati alla mano, ma il ragionamento vale ugualmente a titolo esemplificativo.
Viene presentato agli addetti ai lavori (ricercatori e tecnici delle Università e degli Istituti di Igiene) un progetto per la vaccinazione anti…, per la prevenzione di una grave malattia. Viene indetta una gara a cui partecipano 2 ditte produttrici. Due offerte ugualmente valide, ma in un caso si era lavorato con una base di 4 ceppi del virus, nell’altro caso partendo da una base di 6 ceppi. Entrambi i vaccini si sono dimostrati equivalenti nei risultati, ma alla lunga potrebbe risaltare la copertura maggiore del secondo. In tutto l’iter di approvazione dei vaccini però non sono emerse differenze (e vi assicuro che i criteri scientifici di approvazione dei vaccini e dei farmaci in genere sono alquanto severi) e la gara è stata quindi vinta dal più economico vaccino sulla base di 4 ceppi. L’attuale utilizzo e l’analisi dei risultati potrà dire se la scelta è stata ottimale o se si dovrà ricorrere al secondo vaccino o ad un terzo per far fronte ad eventuali ceppi mutanti.

Ostacoli Sociali

Esiste un problema di informazione e di approcio delle persone comuni per quanto concerne la salute.

Ovviamente, ed è comprensibile, il singolo individuo non ha una visione globale delle strategie del SSN o dell’OMS o più semplicemente degli obiettivi della prevenzione. Per la gente è importante il primo punto degli obiettivi della prevenzione che ho citato prima (proteggere il singolo individuo da malattie e/o infezioni). L’attenzione è rivolta su di sè o sui propri cari.
Ecco allora che ci sono corse, anche ingiustificate, alla vaccinazione solo e sempre quando avvengono casi drammatici vicini a sè (vedi meningite con l’esaurimento delle scorte in brevissimo tempo… mentre da anni era già possibile vaccinarsi, e mie figlie lo sono da un bel po’, contro meningite B e C).
Ecco che spuntano obiettori di coscienza non appena avvengono i rarissimi casi gravi di danni da effetti collaterali (comunque molto spesso causati da negligenza o sottovalutazione delle controindicazioni).
Ed ecco che la gente mangia spinaci per la carenza di ferro, si imbottisce di vitamina C in autunno nella credenza che protegga da raffreddori e influenze, cerca costosissimi prodotti integrali, crusca e simili (magari addizionati di vitamine e minerali) per assumere fibre che equilibrino l’intestino (quando in un solo molto più economico frutto fresco ci sono più fibre, più vitamine e più minerali di un intera confezione di fantomatiche Crusc-San-Vit-Min).
Ed ecco infine che ci si giustifica citando l’immunità diffusa (anche se uno rimane non vaccinato, la immunità diffusa lo proteggerebbe).
L’interesse della Medicina è invece rivolta soprattutto agli altri obiettivi della prevenzione, mentre il primo è solo un effetto immediato e diretto.
Togliere l’obbligatorietà con un quasi sicuro calo delle vaccinazioni (già vista come una vittoria da parte degli obiettori) porterà solo all’impossibilità dei raggiungere gli obiettivi più importanti, mentre l’obiettivo della protezione individuale sarà possibile solo per gli individui effettivamente vaccinati dato che il ridotto numero di vaccinazioni annullerà ogni eventuale effetto di immunità diffusa.

Concludo riportando due importantissimi articoli:

Il Giornale di Vicenza – Lunedì 11 febbraio 2008 pag.1 e 62
Dott. Franco Figoli
È auspicabile che si affermi una cultura in cui sia “normale” fornire strumenti informativi che consentano, scelte davvero consapevoli, ed in alcune complesse situazioni, di “accompagnare” la persona. Troppo spesso assistiamo alla celebrazione dei progressi della scienza, con enfatizzazione dei possibili vantaggi ad essi attribuiti, ma scarsa attenzione ad evidenziarne i limiti e le criticità.
Questo crea non pochi problemi, se pensiamo che persino l’uso improprio di un nuovo antibiotico può tradursi in un danno per il malato e per la comunità, a causa del contributo alla insorgenza di ceppi batterici resistenti, responsabili delle temibili infezioni ospedaliere. Non sempre le innovazioni, spesso costose, si accompagnano a risultati migliori, ed è importante utilizzarle tenendo ben presente anche la responsabilità sociale del consumo di risorse che potrebbero essere disponibili per altri bisogni.
Fra le novità che suscitano interesse e dibattito, c’è quella del vaccino anti-HPV, per la prevenzione della infezione da papillomavirus, che si acquisisce dopo l’inizio dell’attività sessuale. Alcuni ceppi di questi virus sono anche responsabili dello sviluppo a livello della cervice uterina di lesioni che possono evolvere in cancro.
Il Ministero della Salute, ha scelto di offrire il vaccino gratuitamente alle adolescenti di 12 anni, in base alle informazioni che vengono dalla sperimentazione, che evidenziano l’efficacia della vaccinazione effettuata prima dell’inizio dell’attività sessuale. La regione Veneto, si è adeguata a queste disposizioni e sta avviando la vaccinazione delle adolescenti in questa età. Tuttavia, l’interesse per il vaccino è tale da stimolarne la richiesta anche dopo l’inizio dell’attività sessuale, quando i risultati delle sperimentazioni fin qui disponibili, non dimostrano che possa ridurre l’incidenza del tumore.
Il dibattito è ancora aperto, ed in alcune Nazioni prevalgono le perplessità della comunità scientifica come in Spagna, oppure in Finlandia dove il vaccino non è stato introdotto, ed ogni decisione è stata rimandata al 2020 quando saranno disponibili le informazioni di una ulteriore sperimentazione.
In questo scenario, una buona informazione dei cittadini diventa determinante per evitare un costoso, e forse inutile, impiego del vaccino al di fuori delle indicazioni.
Molto dipende da come riferiamo le conoscenze disponibili. Per esempio, possiamo dare un messaggio allarmante: “l’infezione da HPV fa paura alle donne perché causa il cancro della cervice che è fra le più importanti cause di morte”. Oppure tranquillizzante: “la maggior parte delle infezioni da HPV regrediscono spontaneamente; solo l’1% delle infezioni più gravi evolvono in cancro; l’esecuzione regolare del Pap test permette una diagnosi precoce, tanto che nel nostro Paese questo tumore è al 13° posto come causa di morte per cancro”.
Due modi di informare che possono portare ad una diversa percezione della dimensione del problema e dei buoni risultati ottenuti con la diagnosi precoce.
Purtroppo, la diagnosi di cancro della cervice uterina si associa spesso a condizioni sociali precarie con basso livello di istruzione . Non è un piccolo problema, visto che si stimano in Italia intorno al 30% le donne che non eseguono mai un Pap test, privandosi della possibilità di fare una diagnosi precoce salvavita. Problema ancora più acuto nei paesi poveri, dove in assenza di qualsiasi politica di diagnosi precoce, questo tumore è fra le prime cause di morte e richiederebbe davvero campagne di vaccinazione! In Italia, i risultati possono essere certamente migliorati, impiegando bene le risorse per cercare di raggiungere le troppe donne che non fanno il Pap test ed offrendo il vaccino secondo indicazioni coerenti con i risultati della sperimentazione.
Senza trascurare di spiegare bene all’opinione pubblica circa la necessità di fare il Pap test anche dopo la vaccinazione, e di promuovere una sessualità protetta e consapevole, anche perché ci sono altre temibili malattie trasmesse sessualmente. Fra queste l’AIDS, con 4000 nuovi casi di sieropositivi, ogni anno in Italia…
Il Giornale di Vicenza – sabato 08 marzo 2008 cronaca pag. 17
di Anna Madron
LA PROFILASSI. I dati dell’Ulss 6 dicono che su una media di 3 mila nati all’anno, 90 bimbi non vengono immunizzati – Cala il numero dei vaccinati e ci sono sempre più “obiettori”
Vaccinazioni? No, grazie. Niente antipolio, antitetanica o antidifterica. Niente morbillo, parotite, meno che meno meningite. [ma per questa, adesso, grazie ai casi drammatici, c’è la corsa affannosa al vaccino!!! n.d.r.]
Di fronte alle malattie da sempre spauracchio dell’umanità c’è chi snobba la prevenzione e rinuncia alla possibilità di immunizzarsi.
A Vicenza gli “obiettori” dei VACCINI equivalgono circa al 3% della popolazione, ma la percentuale è destinata a salire, dal momento che ogni anno le defezioni salgono dello 0,2%.
I dati arrivano dal dipartimento Igiene Pubblica dell’Ulss 6 che negli ultimi cinque anni ha dovuto constatare un crescente “allontanamento” dalle vaccinazioni.
«Su una media di 3 mila nati – spiega Andrea Todescato, responsabile delle attività di profilassi dell’Ulss 6 – sono all’incirca 90 i bambini che ogni anno non vengono sottoposti alle vaccinazioni proposte, in netto aumento rispetto a qualche anno fa quando la prevenzione coinvolgeva praticamente la totalità della popolazione».
Un fenomeno che si allarga, dunque, e che è già approdato negli ambulatori dei medici di base, ma soprattutto dei pediatri dove arrivano sempre più bimbi che non hanno mai messo piede in un distretto.
«Convincere i genitori che vaccinare il proprio figlio significa tutelarlo – sottolinea Gianantonio Tapparello, pediatra di base – è spesso un’impresa persa in partenza, perché molti rimangono irremovibili nelle loro convinzioni».
«Sta di fatto che negli ultimi anni noi medici incontriamo resistenze sempre maggiori, magari discutiamo anche ore, il più delle volte inutilmente, per spiegare i vantaggi della profilassi. Credo che in questo atteggiamento di rifiuto incidano fattori diversi, a cominciare dall’affermarsi di certe teorie naturalistiche che promuovono le cure “fai da te”, senza contare che più di qualcuno è convinto che le malattie gravi siano state definitivamente debellate».
Morale, ai VACCINI viene preferito l’infuso di radici o il distillato di gemme, salvo poi riabilitare la medicina tradizionale quando l’acqua arriva alla gola.
Come nel caso di Bassano dove non è stata ancora del tutto arginata una vera e propria epidemia di morbillo, causata da un nucleo familiare refrattario a qualsiasi tipo di prevenzione.
«Purtroppo – aggiunge Tapparello – la maturità sociale sta regredendo e la gente si fa abbindolare dalle correnti di pensiero più diverse. Sono persone che, per dirla con una metafora, usufruiscono dei servizi senza pagare le tasse, perché la loro salute è tutelata da quanti si sottopongono invece alla copertura garantita dai VACCINI».
Non più obbligatori, come ha deciso in via sperimentale la Regione Veneto, «confidando – riprende Andrea Todescato – nella maturità e nella consapevolezza della popolazione e in una svolta culturale che tutti auspicano».
Anche se in questo senso c’è chi rema contro e non mancano pediatri che sconsigliano perfino di immunizzarsi contro il tetano.
«Questi medici – conclude Todescato – che appartengono al Servizio sanitario nazionale, e come tali sono retribuiti, dovrebbero allora imboccare altre strade. Altrimenti non vedo perché non debbano perseguire gli stessi obiettivi dei loro colleghi e rispettare l’impegno istituzionale a cui sono chiamati».

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Per concludere, se è giusto lasciare liberi di scegliere, ricordiamo che le vaccinazioni rimangono IMPORTANTI e FONDAMENTALI per la salute pubblica e che la “conditio sine qua non” per la non obbligatorietà sarà che la copertura vaccinale NON scenda sotto il 95% della popolazione.

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