Siro a Sirolo

Durante le ultime ferie niente allenamenti programmati, ma non potevo non salire sul monte Conero.

Il proposito c’era, ma senza puntare la sveglia: se mi alzavo presto bene, altrimenti pazienza, dato che le caldi notti non favorivano un sonno sereno.

In effetti, mercoledì 27 giugno ad una certa ora mi sveglio, ma vedo ancora buio fuori dalla tenda e nemmeno guardo l’orologio… al risveglio successivo, invece, vedo già la luce del giorno che arriva, controllo:

ore 4.56 …manca una mezz’ora al sorgere del sole.

E allora via: indosso i pantaloncini della SlegheLauf e la maglia rossa delle mezza maratona di Praga (dove, però, avevo corso la maratona intera, ma le taglie magre delle magliette erano finite).

Esco dalla tenda, l’aria è piacevolmente fresca, mi siedo ad osservare il mare attendendo che l’amico sole mi dia il via…

ore 5.27 …sorge puntuale (con mia moglie astronoma ho controllato le effemeridi relative)

Parto in salita lungo l’asfalto e poi i sentieri, “segnalati” ma non molto “segnati”, giusto qualche indicazione, poi chi ne sa qualcosa di orienteering, escursioni e montagna in qualche modo si arrangia. Divoro in breve centinaia di metri di dislivello e mi volto un attimo a guardare il paesetto dal nome familiare: Sirolo

Ora il sentiero mi tiene in quota spostandomi verso est, forse troppo, ma non ci sono alternative e la mappa fotografata nella mia mente mi consente di procedere con sufficiente convinzione.

Il bosco è fitto, anche qualche abete si inserisce tra lecci (Quercus ilex), roverelle (Quercus pubescens) e ginestre. Ogni tanto c’è qualche “buco vegetativo” in cui il sentiero si affaccia prudente su terrazzini naturali a precipizio sul mare. Utili per trovare punti noti e orientarsi: ecco i faraglioni delle Due Sorelle, tra le cui acque, qualche giorno prima, in immersione, avevo seguito un paio di seppie che si mimetizzavano sul fondo

Ok, ora il sentiero torna decisamente a salire verso ovest ed in breve arrivo alla cima “consentita” (quella vera è zona militare recintata) nei pressi della quale si trova chiesa ed ex-monastero Camaldolesi (ora albergo)

Più in su non si sale. Aggiro però tutta la cima (anche in cerca di spiragli per salirvi) e incrocio un bel fagiano maschio.

Decido poi, già che ci sono, di sbirciare lungo le altre varianti dei sentieri: un segnale indica “sculture rupestri”, mi lancio in discesa a rotta di collo raggiungendo “Pian di Raggetti” dove un altro segnale indica (in senso opposto) “incisioni rupestri”… ora, premesso che potrei essermi confuso dato che leggevo velocemente mentre correvo, ma incisioni e sculture sono due cose ben diverse; inoltre forse serviva qualche altra segnalazione dato che (correndo) ho saltato “a piè pari” il sito (non trovato nemmeno tornando miei passi). Non mi piace lasciare cose in sospeso, ma il mio obiettivo in questa giornata era correre sul Conero, non esplorarlo nel vero senso del termine, quindi non ci perdo troppo tempo e vado a chiudere un anello per riprendere la strada di ritorno (questa volta asfaltata). In fin dei conti è già trascorsa quasi un’ora.

Lungo il sentiero sassoso in discesa faccio mulinare la gambe in scioltezza e mi sembra di avere 16 anni, quando durante le vacanze estive approfittavo con mio padre di quel che il territorio offriva per allenare alcune qualità podistiche: salite dure per la forza e/o allunghi in discesa per recuperare velocità, rapidità e riflessi, in strade larghe o sentierini stretti a zig-zag… far girare le gambe e rullare i piedi riducendo al massimo le azioni frenanti (non è da tutti). E mi sento in forma quasi come allora.

Proseguendo galvanizzato da sensazioni e bei ricordi, col piede sinistro sollevo un sasso irregolare di circa un kg, me lo faccio sbattere sul malleolo interno dello stesso piede e poi, tutto al volo, quasi richiamandolo in avanti come qualche calciatore famoso o l’amico Gianfranco col pallone, lo riprendo sull’alluce del piede destro. Ah, ci fossi riuscito qualche volta giocando a calcio con gli amici! In ogni caso non si tratta di una palla e mi rimangono dei bei segni. Fortunatamente niente di serio e posso proseguire in discesa.

Raggiungo l’asfalto che sta iniziando a scaldarsi e non è piacevolissimo, ma il rientro è più breve… sono ancora a digiuno e la famiglia sta per alzarsi per una splendida giornata di mare. Scendo.

ore 7.30 colazione con le due sorelle (non i faraglioni: sono le mie due figlie).

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2 risposte a Siro a Sirolo

  1. Enrico VIVIAN scrive:

    mi hai fatto venire voglia di correre … un passo alla volta e tornerò a farti compagnia!

  2. roberto ghiotto scrive:

    Grande Siro,
    veramente un bel post e delle ottime foto.
    Anche a me è venuto voglia di tornare a correre, speriamo!
    Saluti a te e a tutta la famiglia
    Roby

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